Materiali

Biopastica Riciclata


In Europa, usiamo già due milioni di tonnellate di bioplastica all’anno. Usiamo? Non veramente, perché queste bioplastiche possono essere riusate, riciclate o trasformate. Sono prodotti a base di polimeri naturali, sia rinnovabili, sia biodegradabili, al contrario della nostra onnipresente plastica (300 milioni di tonnellate all’anno!) che è finora un prodotto secondario dell’industria petrolifera. Questo mercato è in verità un paradosso: il materiale “miracoloso”, anche se sopravvivrà oltre la nostra intera civiltà, viene usato da 70 anni quasi esclusivamente per l’usa e getta. Produrlo impatta sull’ambiente, e ne ricicliamo ora solo il 10%.

La bioplastica invece, risponde a l’uno, all’altro, o a entrambi i problemi: è fatta a partire da fibre vegetali di scarto (dall’avocado alle alghe) oppure si può riciclare o compostare facilmente. I biomateriali tessili potrebbero valere 1,4 miliardi di dollari nel 2025, dice Allbirds, startup famosa per le sue sneakers in canna da zucchero, un’icona nella Silicon Valley.

 

Sarà il nuovo unobtainium dell’architettura?

Il settore della costruzione usa ad oggi il 23% della produzione mondiale di plastica, sia per i materiali stessi che per l’imballaggio e la protezione. Sono altrettanti i quantitativi che non vengono riciclati e finiscono in discariche. I biocompositi sono al contrario leggeri, economici (quando la filiera sarà matura) ma anche con proprietà materiali adatte all’architettonica. Oggi l’edilizia e l’architettura ne usano solo il 4% della produzione, ma la necessità di costruire economico, ecologico e temporaneo spingerà ad un boom della produttività (e della creatività). Basti pensare che la produzione della polvere di calce usata in tutti gli edifici produce ben l’8% delle emissioni di CO2 umane.

 

Sostituendola in parte con bioplastiche a base di amido, possiamo arricchire il legante e ridurre l’inquinamento. In più, la plastica bio potrebbe sostituire molti altri materiali, come le schiume isolanti, i rivestimenti di facciata, i panelli di tramezzo, addirittura i pannelli solari! Oltre ai materiali propri, anche gli scaffali, le forme da iniettare e gli imballaggi potrebbero passare al biofilm, a base di alghe, di compost o di altro materiale organico.

 

Questa rivoluzione va di pari passo con l’innovazione tecnica della stampa 3D: “plastici” per definizione, i filamenti di bioplastica si estrudono facilmente. Più facili da trasportare rispetto al camion di cemento, si stampano direttamente sul posto, e quindi raggiungono aree più remote. Altro vantaggio dello stampare rispetto allo “scolpire”? Meno spreco: in media, i progetti edili producono il 25% di rifiuti sul peso totale. Stampando, si usa soltanto il materiale necessario. E se uno sbaglia, si può sempre sciogliere e riutilizzare la plastica!


Conduttori ed Isolanti

In base al loro comportamento elettrico i materiali si suddividono in conduttori e in isolanti. Si dicono conduttori quei materiali che lasciano passare (conducono) la corrente elettrica. Viceversa sono isolanti i materiali che impediscono il passaggio della corrente.

Ma perché alcuni materiali si comportano da isolanti e altri da conduttori? La spiegazione sta nella loro struttura atomica. Nei conduttori gli elettroni non sono legati strettamente al nucleo dei rispettivi atomi e dunque sono abbastanza liberi di muoversi e di creare una corrente. Viceversa negli isolanti gli elettroni sono vincolati strettamente ai propri atomi e non possono assolutamente spostarsi.